L'eccesso
di cibo ha scatenato un'epidemia nei porcili e i maiali si divorano
fra di loro. Con la discesa delle vendite dell'azienda, incominciano i
licenziamenti del personale e crescono la disperazione e la
diffidenza degli impiegati. La lotta per il posto, con l'unico
orizzonte del solito e vuoto orario, senz'altra speranza che una
morte indolora, fa che le vite del maiale e l'uomo s'incrociano, si
confondano.
foto Víctor Iglesias
Necroscopia
di una società
El
Régimen del Pienso.
Lo stesso titolo è
già caricato di tante risonanze: da una parte "pienso" significa il cibo che si dà al bestiame e dall'altra è la prima persona del verbo pensare ('io penso', 'yo pienso'). Senza dimenticare gli elementi
tragicomici che caratterizzano la compagnia, questo è un lavoro duro
e nero che abborda la visione del mondo come simulacro. Una pièce
drammaturgicamente complessa che rappresenta un importante passo in
avanti nel percorso poetico e concettuale della Zaranda.
Dopo
36 anni di carriera, La
Zaranda conserva intatto il suo compromesso con il teatro e continua
a svolgere un intenso lavoro creativo che l'ha reso degna di un
grande prestigio internazionale. Con l'uso simbolico degli oggetti,
l'espressività visiva, tanto semplice come poetica, la depurazione e
l'effettività dei testi e un senso dell'umorismo devastante, crea un
linguaggio contemporaneo estremamente vivo.
La
Zaranda, come crivello che preserva quello essenziale e rifiuta
quello inservibile, sviluppa una poetica teatrale che, lontano da
formule stereotipate o effimere, si è consolidata con un linguaggio
proprio, che tenta di rievocare alla memoria ed invitare alla
reflessione.
LAVORI
SVOLTI
Los
Tinglaos de Maricastaña (1983)
Mariameneo
Mariameneo (1985)
Vinagre
de Jerez (1989)
Perdonen
la Tristeza (1992)
Obra
Póstuma (1995)
Cuando
la Vida Eterna se Acabe (1997)
La
Puerta Estrecha (2000)
Ni
Sombra de lo que Fuimos (2002)
Homenaje
a los Malditos (2004)
Los
que Ríen los Últimos (2006)
Futuros
Difuntos (2008)
Nadie
lo quiere Creer (2010)
La Zaranda - Breve Rassegna
Stampa
Superbo
sainete spettrale. Buono come sempre. Un'ammirazione enorme, pure
come sempre, maestri, ed un rispetto imponente. Sicuramente lo
spettacolo più “classico” della Zaranda, e per classico intendo
quello più narrativo, con una trama che intreccia i ritmi
concentrici e le cerimonie segrete.
Marcos
Ordóñez. El País. Babelia. Madrid. 30/X/2010
Con
la parola che Calonge mette in bocca di Gaspar Campuzano, Francisco
Sánchez ed Enrique Bustos -tre formidabili attori- la poetica
liquida l'estetica, e funziona con colpi precisi, contundenti, che
spesso scatenano incontenibili risate.
Ecco
la prima assoluta nel festival Temporada Alta di una tremenda
disquisizione agonica, con una lunga vita davanti.
Joan-Anton
Benach. La Vanguardia. Barcelona. 19/X/2010
L'uso
simbolico degli oggetti e la composizione dello spazio è
impeccabile, una delle fantastiche sensazioni dello spettacolo.
Insomma,
quelli della Zaranda sono bravissimi e veramente si giocano il tutto
per tutto.
Joaquim
Armengol. Avui+El Punt. Barcelona. 18/X/2010
Un
vero lusso: la Zaranda porta a Murcia il suo ultimo spettacolo,
appena uscito dal cielo. Un nuovo regalo di carne ed anima offerto al
pubblico.
Antonio
Arco. La Verdad. Murcia. 23/X/2010
Un'interpretazione
superba ed un testo scritto da Eusebio Calonge traboccante di
genialità. La Zaranda difficilmente ci può deludere.
Eva
Torres Martínez. Artez. 1 /XI/2010
Mantiene
la sua personale impronta stilistica e tematica. Con ricca estetica,
mostra una disperazione critica e solenne, sobria e lacerante,
immagine che nasce dalle essenze, muovendo cadaveri per sentieri di
macabra e critica desolazione. Cerimonia ritualizzata che unisce la
vita e la morte.
María
José Ragué. El Cultural del Mundo 31/XII/2010
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